Cari Soci,
nonostante un Raduno nazionale la cui partecipazione è stata decimata dal timore del maltempo, durante la tre giorni vogherese abbiamo potuto affrontare i temi che ci eravamo proposti valutando così le diverse propensioni su come e dove organizzare i futuri raduni. In particolare è emerso come sia ormai necessario essere presenti come organizzazione, effettuando attività di marketing, ad alcuni eventi aeronautici, mentre è stato evidente come la popolazione dei soci sia divisa tra l’organizzare un raduno sempre in uno stesso posto, potendone così migliorare la pianificazione anno dopo anno, e chi invece desidera il fly-In itinerante se non addirittura organizzato a turno dalle singole associazioni. Ma anche che l’aeroporto Luigi Mario Resta di Rivanazzano ha le caratteristiche per diventare una “base” idonea, migliorando gli aspetti che in occasione del Raduno 2023 non abbiamo avuto il tempo di organizzare meglio.
Così l’assemblea  radunata al primo piano dell’aeroclub vogherese ha deciso che soltanto dopo le feste natalizie, ma non oltre la fine di gennaio, sarà già tempo per decidere dove e quando trovarci nel 2024.
Ora però veniamo a un punto deludente: mentre il generale dell’Aeronautica Militare Francesco Vestito, a capo della Prima Regione Aerea, ha ufficialmente inviato al nostro evento in sua rappresentanza il tenente colonnello Filippo Zuffada, ponendo quindi un messaggio di fratellanza che va ben oltre il fatto che l’ufficiale delegato sia vogherese e anche socio (lo è da poco), di ENAC non si è visto alcuno. Vero è che tra AM e CAP ormai c’è comunanza di visione e intenti che si mostrano al meglio durante gli airshow, ma proprio per questo non dovrebbe mancare l’ente che ha riconosciuto le procedure dell’associazione.
Capiamo bene le esigenze famigliari di ognuno, sappiamo che sacrificare una piccola parte di un week end di fine estate sia impegnativo, così come comprendiamo bene che l’oberato funzionario della nostra autorità aeronautica abbia diritto al riposo. Tuttavia, in questo momento la mancanza di un delegato del regolatore va oltre il segnale di dispiaciuta rinuncia o di disattenzione, perché dimostra un comportamento opportunista. Ma come, quando serve siamo una risorsa alla quale sbolognare la sorveglianza di un aeroplano o elicottero scomodi, mentre quando c’è da incontrarci, assistere a come facciamo certe cose, creare empatia, costruire fiducia e rapporti, nessuno si presenta? Purtroppo questa situazione mi fa tornare in mente le parole che, da giovanetto, sentivo appioppare al vecchio nome dell’ente: “in-Civilavia”, e battute a parte, la voglia è quella di dire: sai che c’è? Quell’aeroplano che definite “caso particolare o caso disperato” ci rifiutiamo di seguirlo perché prima di essere l’unico Soggetto Qualificato in Italia (speriamo ancora per poco), gli iscritti al Club Aviazione Popolare sono innanzi tutto appassionati costruttori e il sodalizio non è un’agenzia di pratiche aeronautiche, né tantomeno un rifugio legalizzato per furbetti, disperati o aziende in cerca di scorciatoie economiche dall’EASA e dalla Circolare NAV-32E, quella riservata ai prototipi per sperimentazione e ricerca scientifica.
Di più: vogliamo ricordare a ENAC che i nostri Incaricati per la Sorveglianza Tenica (IST) svolgono la loro attività gratuitamente prendendosi però le medesime responsabilità di chi, dopo aver superato un concorso  pubblico, alla fine del mese prende soldi e contributi. Del resto per iscriversi al CAP si deve accettare un regolamento che richiama in modo esplicito al fatto che, una volta accettati come soci, si possa divenire  “costruttori amatori d’aeroplani” e quindi che la passione e la condivisione dei valori della cultura aeronautica che difendiamo e cerchiamo di diffondere siano ​prevalenti sulla mera richiesta di un permesso di volo. La cui emissione non è affatto garantita dalla quota di iscrizione ma dalla qualità del lavoro svolto.
Altrimenti al CAP non resterà che dare alla Q.E. una posizione commerciale, cominciando a  emettere fatture a prezzo di mercato. Ecco, allora, che ENAC dovrebbe mandare questi soggetti dritti verso le imprese Part-145, finendo di ignorare quanti si rivolgono a Q.E. estere e che, in barba al fatto di essere italiani residenti in Italia, registrano i loro velivoli in paesi dell’UE previo pagamento del servizio, ma poi svolgono i collaudi sul suolo nazionale, creando una flotta del tutto sconosciuta al Regolatore sia nei numeri, sia nella sostanza.
Sergio Barlocchetti

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